Carlotta de Bevilacqua ha incaricato Ron Gilad per la direzione artistica. Dopo una prima radicale razionalizzazione del catalogo che ha riportato Danese Milano a concentrarsi su una galleria di prodotti per la casa e l’ufficio - tutti contraddistinti da intuizioni progettuali e forte personalità - il designer israeliano ha iniziato a realizzare una collezione di oggetti contemporanei fedeli alla poesia e all’ironia della cultura materiale. Questi elementi tipici delle origini aziendali si ritrovano anche nei contributi di Michele De Lucchi e Richard Hutten che Gilad ha coinvolto.
L’eredità, l’atmosfera e gli ambienti di Villa Danese sono stati utilizzati da Ron Gilad come teatro espositivo delle collezioni che ha curato e disegnato per l’azienda.
A partire dal titolo della prima mostra realizzata nel 2017, “Fragments of life”, il direttore artistico ha rimesso in circolo i codici identitari dell’azienda fondata nel 1957: funzione, innovazione e cultura.
L’intuizione del salto di scala ha il doppio fine espositivo di ironizzare sulla monumentalizzazione di oggetti icona presenti nel catalogo aziendale e di porsi come nuovi landmark memorabili. In entrambe i casi giocano con l’architettura della villa. In facciata come negli interni, nelle foto d’archivio scelte per le cornici come nelle animazioni di illustrazioni nate per essere statiche, Gilad è un croupier di storie.
Sugli scaffali, sui tavoli, alle pareti gli oggetti sono esposti in un racconto che ne esalta le relazioni con la storia, il processo creativo, l’analisi tipologica, la scomposizione, il rimando ideale, la familiarità con un’identità che è stata declinata dai diversi autori nel corso della storia aziendale.